Provo un fascino senza uguali per alcune zone dell’Italia meridionale, per alcune regioni in particolare, tra queste la cara amata Calabria, un territorio tutto da scoprire che riserva tantissime sorprese circa le sue innumerevoli bellezze.
Più volte mi sono fatta portavoce della divulgazione ed esaltazione di una particolare zona, quella del Parco Nazionale del Pollino, qui tantissime bellezze paesaggistiche e agglomerati urbani che rispecchiano la tipicità morfologica del luogo.
Oggi scopriamo un luogo sensazionale immerso nel verde, un piccolo borgo che vanta percorsi naturalistici e culturali davvero unici, esploriamoPapasiderosito neolitico.
Non ho detto chi è il protagonista “autore della short story” questa volta…
Già precedentemente ha aderito a #mySUDstory, un autore di tutto rispetto, Giuseppe Cocco, scopriamo cosa ha da raccontarci:
“Oggi andiamo in un luogo magico; unico in Calabria in Italia in Europa e nel mondo. Una macchina del tempo che ci catapulta indietro di decine di secoli.
Lasciamo Scalea di prima mattina, in una bella giornata calda e limpida, seguendo la vecchia statale 18 verso sud-est, e passando sopra la ferrovia, a km 1.8, deviamo a sinistra, prendendo la Statale 504, molto sinuosa e di grande interesse panoramico e paesistico che, sale attraverso valloncelli si apre a viste spettacolari, che ci porterà in circa 25 minuti a Papasidero, dopo km 23,3.
Proseguiamo, di curva in curva, con vista ampia, ora sulla costa, ora sul paese; infine, pieghiamo a sud, verso l’interno, mentre il mare sparisce.
Presto, ai boschi di castagni, succedono le macchie, e, la valle va restringendosi; a km 16.8, tocchiamo le case di Trémoli, sparse tra vigneti e frutteti; e dopo una serie di vallette tra macchie di lecci, carpini e frassini, incontro, km 19.3, a sinistra una stradetta (10 km) che porta alla vetta del Monte San Pietro m 969, dal quale si gode un vasto panorama.
La statale prosegue scendendo verso il fiume Lao, e, improvvisamente, dietro una curva, ecco appare pittoresca, Papasidero, su una rupe dominante il fiume; scendo dall’auto per fare un po’ di foto al paese, e successivamente, sporgendomi dal parapetto di un piccolo ponte, mi godo la vista della pittoresca forra in cui scorrono le acque verde smeraldo del Lao, delle quali sento il fruscio.
Il Fiume Lao il più importante del versante tirrenico calabrese, nasce alle falde occidentali del massiccio del Pollino, scorre per lo più in un solco profondamente incassato nella roccia, e sbocca nel mar Tirreno dopo un corso lungo 51 km. Il bacino ha una superficie di 606 km quadrati e la portata media è 9,09 metri cubi al secondo.
Papasidero m 208, in cui, ad oggi, sono rimasti solo 778 abitanti, è situato su uno sperone alla sinistra del Lao, e fa parte del Parco nazionale del Pollino; è di origine bizantina e sorge nel sito ov’era forse l’antica Scidro; ma fu abitata fin dalla remota antichità, come attestano i ritrovamenti del paleolitico superiore, nella grotta del Romito a 14 km da qui (vedi appresso).
Il nome attuale deriva però, dal greco, un papas Isùioros (prete igumeno, cioè capo di comunità basiliana, di nome Isidoro).
Superato il ponte, siamo in una piazzetta alla base del paese, su cui affacciano tre botteghe: una costituita da due piccoli ambienti, un bar e un alimentari, collegati tra loro da una porticina; accanto, un tabaccaio.
Non ci soffermiamo a girare per Papasidero, che pure non manca di interesse, conservando avanzi di un tozzo castello medioevale e tre chiese: la parrocchiale di San Costantino, Santa Sofia e Santa Lucia. Notevole, in via San Costantino al N. 1, un portale di granito del 1600, a motivi fitomorfi; e sorgendovi, a breve distanza, sulla destra del Lao, il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli.
Proseguiamo quindi, per la strada Statale 504 che ci porterà in 16 minuti percorrendo 14,1 km di curve, alla meta prefissata, la Grotta del Romito.
Papasidero sito neolitico
La strada, risale l’aspro vallone del Torrente Castiglioni, con vista, alle spalle, su Papasidero; tornata poi nella valle principale, dirige verso il Lao e procedendo tra ontani, querce e castagni, in un suggestivo paesaggio alpestre, sale ad un altopiano ove sorge lo sparso villaggio di Montagna a m 395.
La Grotta e il Riparo del Romitosi trovano a 296 m s.l.m., tra i monti del Pollino, ubicati in località Nuppolara nel comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, a circa 30 km dalla costa tirrenica e 10 km dall’uscita Mormanno/Scalea dell’Autostrada A3, di cui si vede di lontano un viadotto, tra le montagne verdi.
Dopo 12,8 km ad un bivio prendiamo a sinistra e ci buttiamo giù per una mulattiera oggi asfaltata, che con fortissima pendenza si dirige verso il Vallone del Lao, finendo presso l’area attrezzata e sistemata a giardino attorno al Museo antiquarium, dove sono esposti alcuni reperti della Grotta e del Riparo del Romito (info: 0981 83078).
Entriamo, e dopo una breve ma interessantissima visita al piccolo museo, propedeutica all’area archeologica, veniamo accompagnati da una guida oltre che brava, estremamente competente e appassionata, che vale tutti i 4 euro del biglietto.
Risalente al Paleolitico superiore, contiene una delle più antiche testimonianze dell’arte preistorica in Italia, e una delle più importanti a livello europeo; all’esterno della grotta, nel cosiddetto riparo, infatti, si trovano alcune incisioni rupestri, tra le quali, la più importante è il graffito raffigurante un bovide, il “Bos primigenius”, e accanto, antiche sepolture risalenti a 14.000-12.000 anni fa.
Il ritrovamento del graffito avvenne per caso nel 1961, durante un censimento agrario; è così perfetto nel disegno e nella prospettiva, quanto nella scelta della superficie rupestre che gli dona un senso di 3D, da far affermare al professor Paolo Graziosi dell’Università di Firenze, primo specialista chiamato sul luogo, trattasi de “la più maestosa e felice espressione del verismo paleolitico mediterraneo, dovuto ad un Michelangelo dell’epoca”.
Importantissime anche le sepolture, ritrovate accanto al “Bos Primigenius”, che doveva aver trasformato il Riparo in luogo “sacro”.
Le piccole fosse, contengono tutte, due corpi, uno maschile ed uno femminile; il che fa pensare fosse uso uccidere la compagna del cacciatore defunto.
Sono state altresì ritrovate un paio di sepolture singole. Un anziano di 35 anni (corrispondenti agli odierni 100) che, dagli accertamenti del caso, è risultato essere stato reso handicappato da molte malattie, ferimenti da caccia e cadute. La domanda fu, come fece a raggiungere l’età avanzata, a procurarsi il cibo necessario alla sopravvivenza; dalla dentatura molto abrasa, si è concluso che, probabilmente, si rendeva utile alla comunità lavorando le pelli con l’uso dei denti, in cambio della sussistenza.
L’altro ritrovamento umano di grande interesse, si è rivelato essere quello di un giovane cacciatore che, nonostante la giovane età, fu sepolto con un corredo di oggetti degni di un capo.
Altra caratteristica interessante di quest’uomo paleolitico, è l’altezza notevole per l’epoca e per la zona meridionale; infatti, gli scheletri ritrovati appartenevano ad individui alti 1,74.
All’interno del sito, è altresì presente uno strato risalente all’età Neolitica nel quale si ritrovano grosse quantità di ossidiana. Tale ritrovamento è all’origine dell’ipotesi secondo la quale la grotta fosse anticamente usata come base per il commercio dell’ossidiana tra Tirreno e Ionio.
L’importanza del sito di Papasidero a livello europeo è legata all’abbondanza di reperti paleolitici, che coprono un arco temporale compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, che hanno consentito la ricostruzione delle abitudini alimentari, della vita sociale e dell’ambiente dell’Homo Sapiens.
Il sito attualmente è visitabile grazie all’intervento dell’Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria ed il Comune di Papasidero, grazie ai quali sono stati realizzati interventi atti a garantire l’accesso alla grotta (passerelle, impianti di illuminazione) e la fruizione integrata del sito archeologico (guide e materiali didattici).
INFO
Comune di Papasidero Tel. 0981 83078
Web: www.comune.papasidero.cs.it
Email: papasiderocomune@libero.it
Ente Parco Nazionale del Pollino Tel. 0973 669311
Giuseppe Cocco
Papasìdero sito neolitico-perché visitarla
Come sempre Giuseppe Cocco merita tutta la mia stima e ringraziamento per il suo interessantissimo e delucidante racconto, minuzioso in ogni particolare. Eccezionali e meravigliose le foto che ha scattato a Papasidero, rendono l’idea di quella magia e incanto che essa possiede.
Questa piccola località valorizzata molto dal punto di vista escursionistico oggi merita una maggiore attenzione e valorizzazione.
Promuovere i suoi tratti naturalistici e il sito neolitico la Grotta del Romita è un obbligo per le comunità locali e non solo.
Il paese affascinante riposto su uno sperone roccioso gode di diversi percorsi itineranti tra fiumi e torrenti, una natura selvaggia e lussureggiante che a viverla ridona sollievo, pace e relax.
Qui possono praticarsi, nel fiume Lao escursioni di Rafting, nel torrente Castiglioni il Canyoning oppure semplici giornate di trekking tra sentieri e paesaggi naturali unici.
Ma, assolutamente da non perdere una visita alla Grotta del Romita, dove tramite gli studi si è arrivati a ricostruire abitudini alimentari sociali e comportamentali dell’Homo Sapiens, quindi un valore culturale inestimabile, da preservare e promuovere a 360°.
Come arrivare
In auto è necessario percorrere l’autostrada A3 Sa – RC, uscire allo svincolo di Mormanno-Scalea e proseguire per la SS 504 .
In Bus servita dalle linee: TNC: Trasporti Nord Calabria Sasma
In treno Papasidero è servita dalla stazione ferroviariadi Scalea che dista 20 km.
Come sempre provo una forte emozione nel leggere e scoprire le tante meraviglie che il Sud possiede. Il progetto #mySUDstory, mi sta dando la possibilità di comprendere, approfondire luoghi ancora poco conosciuti, oppure, di dare maggior lustro a mete già ben definite turisticamente lette sotto quella che è la sfera emozionale del viaggiatore che me ne parla aderendo a #mySUDstory.
Con Giuseppe Cocco, documentarista e fotografo professionista vengono messi in risalto tutti gli aspetti peculiari di un luogo, in modo dettagliato con il supporto dei suo incantevoli scatti. Lo ringrazio nuovamente per il suo contributo prezioso di assoluto arricchimento culturale sperando in una sempre più salda e futura collaborazione.
Mi godo per qualche altro minuto questo racconto e queste immagini, concludo con il consueto augurio al caro amico lettore di una buona scoperta di Papasìdero.
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