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Tradizione culinaria lucana e calabrese: Nonna Maria e le sue ricette – #mySUDstory

Tradizione culinaria lucana e calabrese: Nonna Maria e le sue ricette – #mySUDstory

Tradizione culinaria



Ritorna il progetto #mySUDstory con un racconto particolarissimo che fa venire l’acquolina in bocca. La tradizione culinaria meridionale è come tutto il resto d’Italiaricca di sfaccettature e gustose pietanze. 
Oggi ci interessiamo di alcune ricette tipiche della gastronomia lucana e calabrese, a darci spunti e raccontarci parte della sua vita è  la cara nonna Maria, a lei ho chiesto di descrivermi qualche prelibatezza.


Nonna Maria si racconta e spiega un pò di Tradizione Culinaria, lo fa in dialetto e in italiano, ma qui riporto il testo comprensibile a tutti in italiano:

“Una vita la mia divisa tra Lucania e Calabria, nata a San Severino Lucano (PZ) e vissuta in parte tra i monti del Parco Nazionale del Pollino sul versante lucano e in parte nelle vallate e colline calabresi della provincia di Cosenza.

Ho avuto modo di carpire e apprendere le tradizioni tipiche di entrambe le Regioni, avendole vissute a pieno ritmo e con uno stile di vita decisamente differente rispetto ai giorni nostri. 
Ci spostavamo a piedi per chilometri e chilometri, e mi ricordo che quando c’era la festa della Madonna del Pollino, momento in cui la Madonna veniva portata a spalla dal paese su al monte nella chiesetta c’erano poche sedie all’interno, non esistevano le panche come le moderne chiese di oggi, i pellegrini dopo la processione arrivati in chiesa spesso si sedevano a terra, e, a volte lì trascorrevano anche la notte, dormendo sul pavimento.
Oggi il santuario sul monte ha delle caratteristiche diverse, ha le panche, e nessuno vi resta a dormire dentro.
Qui, in montagna mangiavamo con poco, ci bastava il grano, la farina e il prodotto che la terra offriva coltivandola.
Quando si stava in montagna a “Mezzana” una frazione di San Severino Lucano (PZ), lì si mangiava una pietanza tipica “la pasta con la mollica”, “a pasta cu a muddica”, un piatto povero ma gustoso.
Questa è una Tradizione Culinaria antica, servono pochi ingredienti e la preparazione é veloce:400 gr di pasta, 150 gr di Mollica di pane di grano duro, Polvere di peperoni cruschi piccante o peperoncino piccante, 1 spicchio di aglio, Sale e infine olio extravergine d’oliva.
In una padella bisogna soffriggere a fuoco lento la mollica del pane con lo spicchio di aglio e l’olio extravergine d’oliva, intanto mettere a bollire l’acqua. Appena giunta a bollore, calare la pasta e portarla a cottura, nel mentre, aggiungere la polvere di peperoni cruschi alla mollica. Normalmente io ci “fazz i “maccaruni a firritti”(ci faccio i maccheroni fatti in casa con il ferro, una tecnica particolare).

Tradizione Culinaria

Una cosa davvero buona in queste terre sono i frutti selvatici della montagna, tra questi le fragoline di bosco, una bontà.

Tradizione Culinaria


Altra Tradizione culinaria “i maccaruni a firrittu”
anche le ricette calabresi sono molto buone e radicate, ho vissuto tra Roggiano Gravina e Cassano Allo Ionio, due paesi della provincia di Cosenza,, qui c’è una cucina saporita e gustosa, per l’appunto i “maccaruni a firrituu cu u sucu” (i maccheroni fatti in casa con il ferro con il sugo).

In pratica per lavorare la pasta di casa si usa “u firrittu”, molto simile al tipico ferro da calza. Questa ricetta tipica le mamme la trasmettono alle figlie, è una tradizione antica ormai che non ha subìto variazioni. “Si fa da semp” (si fa da sempre).

Questo piatto è quello in assoluto più assaporato la domenica, soprattutto in queste zone, non è domenica senza “maccaruni a firrittu”.
Gli ingredienti sono: 500 grammi di farina di grano duro 500 grammi di farina di semola, Acqua fredda, Ferretto per lavorare i maccheroni. Il ferretto ha una forma fina e quadrata.
La preparazione si può imparare con un po’ di pazienza, su una spianatoia bisogna stender la farina a fontana e versare un po’ alla volta dell’acqua fredda. 
Tutto va amalgamato lentamente e lavorato con le punta delle dita e poi successivamente con le mani fino ad avere un piccolo pane di pasta duro.
Dopo la lavorazione il panetto va schiacciato sui lati girando continuamente l’impasto, lasciarlo a riposo mezz’ora  prima di procedere con “u firrittu”.
Dopo di che, prendere pezzi dal panetto e rotolarli con le mani formando dei cilindri con diametro come una sigaretta, all’interno dei cilindri, al centro, riporre il ferretto (u firrittu) e rullare con il palmo della mano avanti e indietro allungando la pasta, che poi deve essere sfilata dal ferretto.
Normalemente “iu i maccaruni a firrittu i mang cu u sucu i pummador oppur cu u suc i pummador e pulpett i carn”, (io i maccheroni col ferretto li mangio con il sugo di pomodoro oppure con il sugo di pomodoro e le polpette di carne)”.
Nonna Maria

La tradizione culinaria, io e nonna Maria

Nonna Maria è una donna d’altri tempi, la corazza dura e allo stesso tempo una enorme sensibilità ed emotività. Una vita di sacrifici vissuta anche in epoche particolari dove la società non era per nulla come quella di ora, un temperamento di donna madre e adita alle faccende di casa e crescita di figli.

Con lei le domeniche hanno avuto sempre il significato delle lunghe tavolate con figli e nipoti e con attenzione affinché tutti finissero il cibo nel piatto, una caratteristica di tutte le nonne.
Nonna Maria, ha conservato tutte le sue tradizioni, e, ancora oggi anche se non ha più la forza di prima ci tiene che il proprio orto porti frutti e verdure, insomma una donna km0. 
Cosa trovi nel suo giardino?
Alberi di limone, di mandarini, prezzemolo, basilico, fragole, cipolle, aglio, peperoncino e altro ancora.

Che dire, per me tanta emozione sentir parlare la nonna Maria, una roccia sensibile e delicata contemporaneamente, e, le sue ricette così radicate, posso assicurare che sono veramente il top.

M.Milione

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